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La Rete alla prova della rivoluzione

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15 gennaio 2010

La verità e la libertà: dialogo tra lo storico Garton Ash e Williams, creatore di Twitter

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Williams: «Siamo molto scettici quando si parla di "alimentare" le rivoluzioni. Non è così che la pensiamo. Tutto sta nel dare alle persone più potere per fare quello che intendono fare. Crediamo fortemente in questo. Certo, la nostra speranza è che la gente possa fare questo ovunque, senza ingerenze e interferenze. A mano a mano che Internet imparerà ad aggirare gli ostacoli, ci saranno sempre più accessi alla Rete. Se non riuscirai ad accedervi tramite una connessione telefonica, ci riuscirai con una connessione wireless, e sarà molto più difficile da fermare. Una volta che tutti saranno in grado di parlare con tutti, che l'informazione circolerà molto rapidamente, la gente inevitabilmente finirà con l'avere la meglio sui regimi dispotici».
Garton Ash: «Io non parlerei di "alimentare" una rivoluzione. Noi possiamo metterli in grado di farla, ma soltanto i popoli devono decidere quando mettere a repentaglio la propria vita. Una mia seconda obiezione riguarda l'efficacia dei nuovi media. L'Istituto Reuters per lo studio del giornalismo all'università di Oxford ha redatto uno studio su internet in Russia. Qui internet è incredibilmente attivo, ma ha un impatto politico prossimo allo zero perché gli organi di informazione mainstream e ogni altro aspetto della vita sono controllati. Tutto ciò è la conferma che qualsiasi mezzo, internet, Twitter o altri ancora, di per sé non può perseguire alcuna finalità di questo tipo. Sono necessari altri mezzi, compresi i mezzi di informazione mainstream. Io credo che una delle premesse basilari dell'ordine internazionale del XXI secolo sia che la gente deve avere accesso liberamente all'informazione. In realtà ci sono stati almeno un paio di casi inquietanti nei quali alcuni fornitori di servizi internet o di telefonia mobile hanno firmato accordi che permettono ai regimi di controllare e tenere costantemente sott'occhio Internet. Non sono solo gli oppressi che possono utilizzare le nuove tecnologie, ma anche gli oppressori, particolarmente se noi le vendiamo a loro».

Ev, Twitter limita i messaggi a 140 caratteri. Non crede che potrebbe impoverire la comunicazione?

Williams: «No. Twitter non si pone come un sostituto di forme più lunghe ed elaborate di comunicazione, come il giornalismo, i reportage o analisi dettagliate. Nel migliore dei casi i vincoli di Twitter accentuano le capacità di scrittura. Essere concisi può essere molto efficace».
Garton Ash: «Io non sono convinto che i tweet impoveriscano il linguaggio, ma che possano arricchirlo. Conosce la vecchia battuta, no? «Perché hai scritto un pezzo da 2000 parole? Perché non ho avuto il tempo di scriverne uno da 500». Penso che vi sia una vera crisi nel modo di fare giornalismo dall'estero. Ciò che i media internazionali stranieri mainstream riferirono all'epoca, fu di importanza cruciale per le Rivoluzioni di Velluto del 1989 e anche per la Rivoluzione delle Rose in Georgia nel 2003 o per la Rivoluzione Arancione in Ucraina nel 2004. Credo che se non si ha quel genere di reportage approfondito e analitico che io e altri abbiamo cercato di scrivere, è molto difficile per la gente comune capire che cosa stia realmente accadendo».

Williams: «Sono d'accordo. Nel migliore dei casi, questi media sono complementari. Twitter può rivelarsi molto utile perché può offrire molti più punti di vista, molte più informazioni sui fatti, riferiti in tempi sempre più rapidi. Un giornalista è quindi in grado di raccoglierli, esaminarli, separando il grano dal loglio. Questo è meraviglioso».
Garton Ash: «Sì, anche se il problema è proprio questo: come separare il grano dal loglio? I nuovi media sono efficientissimi nel diffondere voci solo per "sentito dire"».
Williams: «La gente lo ha sempre detto anche di internet, anche se in realtà non è così difficile distinguere la verità dalle frottole. Io la penso così. Poiché tutti possono parlare e farsi sentire, è normale che su internet circolino molte voci, molti "sentito dire", ma altrettanto rapidamente emergono le fonti attendibili, perché col passare del tempo la reputazione conta, anche su internet, come conta in altri ambiti che non siano Internet. La gente ha imparato: gli utenti che cercano informazioni su internet sono consapevoli che non devono credere a tutto quello che leggono».

Garton Ash: «Non sono poi così ottimista sulla capacità democratica di diffondere il sapere su Internet, né che gli utenti siano davvero in grado di separare il grano dal loglio. Nella maggior parte dei casi la gente su internet si affida a siti attendibili, come quello del New York Times e una mezza decina di altri. In conclusione, io credo che se smantellassimo tutto l'apparato del giornalismo più tradizionale e autorevole, avremmo un problema. E oltretutto avremmo posti dove si fanno circolare di proposito determinate voci, proprio come nel regime iraniano».

Williams: «Sappiamo tutti che non è un buon motivo ritenere vera una notizia soltanto perché proviene da una fonte di spicco o di alto grado. Anche i giornalisti commettono errori e il New York Times ha pubblicato notizie non vere. Lo dico anche perché in molti, moltissimi articoli scritti su di noi, di rado ho trovato una precisione e un'accuratezza del cento per cento nelle notizie riportate. Internet mi consente di porvi rimedio e di correggere queste informazioni. E le persone attente e che si fidano di me potranno ricavarne punti di vista diversi».

Traduzione di Anna Bissanti

15 gennaio 2010
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